Per me giocare a Cyberpunk 2077 in questi mesi è un'esperienza di tristezza, a causa del buono e del cattivo che c'è in questo videogame.
Innanzitutto c'è questa città, Night City, spazialmente immensa e anche profonda sempre in termini di spazio: strade, vicoli, cunicoli, vie sospese, stanze, androni, scale, ascensori ecc., credo che non riuscirò mai a conoscerla tutta. E in questa vastità c'è quel lavoro assurdamente dettagliato e accurato di rendere la città più viva possibile: dalla pubblicità inventata d'ogni tipo, agli arredi urbani ricercati dei posti migliori, alla spazzatura dei peggiori, agli allestimenti di fortuna dei senzatetto e delle gang in ogni luogo con un minimo di riparo possibile. E anche, ma soprattutto, le congiunzioni tra una architettura e l'altra, tra un edificio creato in un modo e un secondo diverso, dove acciaio e cemento si legano come edera e rami di faggi. Vogliamo anche parlare degli infiniti negozi e negozietti che sono stati aperti semplicemente alla meno peggio le insegne delle attività che c'erano prima? E potrei continuare.
Perché questo mi fa tristezza? Perché personalmente ho sempre avuto un'attrazione per il caos urbano, per quei quartieri delle città tirati su fuori dai vecchi centri storici, dove tutto prende forme non esattamente calcolate e pianificate e le cose si soprappongono in strati visivi, dove vedi la vetrina appena fatta e il vecchio cancello arrugginito, dove sali tortuose scale di cemento con ciuffi d'erba alti mezzo metro intorno alle gambe e via e via.
Da quanto non sono semplicemente costretto a farmi un giro in posti come questi perché non sono riuscito a trovare un parcheggio migliore? Da troppo. Da quando è scoppiata la pandemia. Tristezza: un videogioco è l'unica cosa che mi procura un così semplice piacere.
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