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Ditesti

sabato 21 novembre 2020

Beverly Pepper

 La città di Todi, da cui scrivo, ha avuto spesso la fortuna di essere scelta da persone di grande cultura come luogo di residenza, fissa o solo vacanziera. Tra i molti è stata ricordata in modo particolare l'artista internazionale da poco scomparsa Beverly Pepper, che si dedicava alla scultura moderna, soprattutto in ferro. Cosa ancora più rimarchevole è stato l'evento per il quale molte sue opere di grandi dimensioni sono state donate alla città, la quale le ha utilizzate per impreziosire gli angoli più panoramici e suggestivi del parco più grande della città. 

Poi è accaduto, come quasi sempre accade, che qualcuno le ha deturpate con la vernice spray con le solite oscenità, e anche che alcuni hanno denigrato le opere, giudicandole produzioni senza senso, significato, valore ecc. ecc.


L'arte non è mai una cosa "semplice" da capire e da valutare. Neppure le cose che faccio io per vivere sono davvero semplici, puri ornamenti senza storia, significati, sfide tecniche, vuoti di concetti ecc. Però nella maggior parte dei casi non è necessario immergere la testa nei libri per mesi interi, percorrendo sentieri pieni di parole spinose e concetti intricati per capirvi qualcosa e saper apprezzare.

Io, purtroppo, o forse anche semplicemente per mancanza di tempo, non conosco bene l'arte della scultura moderna, né ho avuto modo di conoscere Beverly Pepper di persona e neppure di conoscere i suoi lavori. Tuttavia quando passo accanto alle sue colonne, altissime e affusolate, nonostante le mie lacune libresche o informative, riesco a vedere cosa ha significato nel '900 alzare a fini estetici queste sculture di ferro, più grandi degli obici dell'artiglieria pesante della Prima guerra mondiale, e l'impegno e la difficoltà, la spesa, e anche la "genialità" di costruire in modo artistico, cose che altrimenti possono essere alla portata solo di grandi stabilimenti siderurigici - che senz'altro hanno molte altre cose da fare che sfornare queste cose slanciatissime.

La stessa cosa quando vedo quel blocco di marmo grigio e bianco, due metri e mezzo di altezza per due e mezzo di larghezza, con uno spessore di quasi un metro. Liscio e levigato finché si è potuto lavoarlo, con un'onda rovesciata in rlievo a seguire la venatura della roccia e poi quel taglio, netto, preciso e calcolato a puntino. Il tutto, senza spaccare niente. Di certo non alla portata di un cavatore di marmi qualsiasi.

Un piccolo contributo, approssimativo, per chi ancora crede che siano cose da parco rottami dello sfasciacarrozze.



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