La città di Todi, da cui scrivo, ha avuto spesso la fortuna di essere scelta da persone di grande cultura come luogo di residenza, fissa o solo vacanziera. Tra i molti è stata ricordata in modo particolare l'artista internazionale da poco scomparsa Beverly Pepper, che si dedicava alla scultura moderna, soprattutto in ferro. Cosa ancora più rimarchevole è stato l'evento per il quale molte sue opere di grandi dimensioni sono state donate alla città, la quale le ha utilizzate per impreziosire gli angoli più panoramici e suggestivi del parco più grande della città.
Poi è accaduto, come quasi sempre accade, che qualcuno le ha deturpate con la vernice spray con le solite oscenità, e anche che alcuni hanno denigrato le opere, giudicandole produzioni senza senso, significato, valore ecc. ecc.L'arte non è mai una cosa "semplice" da capire e da valutare. Neppure le cose che faccio io per vivere sono davvero semplici, puri ornamenti senza storia, significati, sfide tecniche, vuoti di concetti ecc. Però nella maggior parte dei casi non è necessario immergere la testa nei libri per mesi interi, percorrendo sentieri pieni di parole spinose e concetti intricati per capirvi qualcosa e saper apprezzare.
Io, purtroppo, o forse anche semplicemente per mancanza di tempo, non conosco bene l'arte della scultura moderna, né ho avuto modo di conoscere Beverly Pepper di persona e neppure di conoscere i suoi lavori. Tuttavia quando passo accanto alle sue colonne, altissime e affusolate, nonostante le mie lacune libresche o informative, riesco a vedere cosa ha significato nel '900 alzare a fini estetici queste sculture di ferro, più grandi degli obici dell'artiglieria pesante della Prima guerra mondiale, e l'impegno e la difficoltà, la spesa, e anche la "genialità" di costruire in modo artistico, cose che altrimenti possono essere alla portata solo di grandi stabilimenti siderurigici - che senz'altro hanno molte altre cose da fare che sfornare queste cose slanciatissime.
La stessa cosa quando vedo quel blocco di marmo grigio e bianco, due metri e mezzo di altezza per due e mezzo di larghezza, con uno spessore di quasi un metro. Liscio e levigato finché si è potuto lavoarlo, con un'onda rovesciata in rlievo a seguire la venatura della roccia e poi quel taglio, netto, preciso e calcolato a puntino. Il tutto, senza spaccare niente. Di certo non alla portata di un cavatore di marmi qualsiasi.
Un piccolo contributo, approssimativo, per chi ancora crede che siano cose da parco rottami dello sfasciacarrozze.
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