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Ditesti

sabato 21 novembre 2020

Zerocalcare

 Ho un grande giudizio su Michele Rech, lo ritengo un bravissimo fumettista. Riesce a mettere in una vignetta una caricatura, un animale antromorfizzato, uno dai tratti onirici ed elementi di perfetta precisione tecnica da Mech da mangaka - uno stile che ricorda vagamente quello di Jacovitti, ma lo supera e lo distanzia. Poi ha presenza e altre doti: crea dei video molto divertenti dove riesce a narrare sotto le immagini usando il romanesco con il ritmo e la cadenza giusta per essere chiaro e coinvolgente.

Infine è un compagno, uno di sinistra schietto e chiaro, che ha usato bene la sua testa per scegliere di agire sempre con il cuore, come ha (parafraso) scritto lui, difenderà sempre tutti quelli con cui si trova dalla stessa parte della barricata, probabilmente anche usando quella logica (che io condivido), per la quale se, durante una manifestazione giusta, capita che un tizio scagli un sanpietrino e rompa una vetrina, si dirà: «Signore e signori, militanti severi e personaggi austeri, era solo una cazzo di vetrina, mica un bambino del Medio Oriente affogato su qualche sponda del Mediterraneo mentre scendeva dal gommone perché non voleva fare la fine dei suoi fratellini a casa, buttati per aria da una mina antiuomo...».

Quindi lui non è sofisticato, non lo vuole essere, lo ha affermato anche ieri sera a Propaganda Live, di non essere un intellettuale. Quindi non è il Pasolini di oggi. E così, per parlare di fumetti e di autori di fumetti, per esempio Leo Ortolani non è un Paolo Villaggio, ma casomai ne trae spunto. Ed entrambi questi autori fanno tavole di "letteratura sequenziale" dietro a delle scelte precise; dove ritagliano l'attualità per trarne simpatica ironia o la tagliano per acuire il senso di cinismo che strappa un sorriso in più, ma anche offre spunti lucidi per pensare. 

Non è affatto vero che l'artista, e l'intellettuale, parlano del mondo che vedono e in cui vivono, gli artisti e gli intelletuali parlano delle cose che conoscono. Quindi c'è una profonda, se non abissale differenza, tra i bei fumetti di Zerocalcare e la potenza narrativa di quelle scritte da Tiziano Sclavi, per esempio, e per fare un altro esempio, tra la precisa pulizia e l'approfondita scelta di tematiche e l'elaborazione minuzione che compie Luca Enoch. 

Tuttavia adoro Zerocalcare e anche se non ne avrà bisogno, gli auguro di avere ancora tanta fortuna e soddisfazione con i suoi lavori, in particolare se vi riuscirà facendo anche delle minchiate - perché una delle cose più divertenti per un artista è fare delle minchiate - ma chi artista non è, forse è meglio se ci pensa due volte, prima...



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