24 aprile 2008 – scoppia una nuova mania in questo paese straccione: la polemica contro i salari e gli stipendi contrattati nazionalmente.
Spiegano che gli operai e gli impiegati del Nord e del Sud percepiscono lo stesso salario, ma al Nord la vita è più cara, mentre al Sud lo è di meno.
Quindi bisogna fare in modo che il lavoratore del Nord guadagni più di uno del Sud...
Correzione d'obbligo e precauzione nei confronti degli idioti: né Berlusconi né Fini né Bossi sono il viatico per il superamento del conflitto capitale-lavoro. Nessuno dei tre ha né il potere né la voglia per rovesciare l'andazzo “giusnaturalistico” che caratterizza la relazione tra padrone e forza lavoro. Esso comporta che i lavoratori del Nord potranno avere aumenti salariali inferiori all'aumento del costo della vita e quelli del Sud avranno (se li avranno) aumenti molto inferiori a quello del costo della vita. Questo è un passaggio che solo gli operai possono capirlo e a loro mi rivolgo.
I contratti nazionali di lavoro sono stati una delle vittorie del movimento operaio degli anni Sessanta, che distrusse la condizione feudale delle Gabbie Salariali. Allora un operaio del Sud guadagnava meno di uno del Nord, e per questo i metalmeccanici del Sud non erano uguali a quelli del Nord, erano più poveri, più sfruttati, più malpagati. Ora sembra che, un questo paese straccione, il fatto di vivere in una regione da sempre rimasta indietro nello sviluppo economico sia una condizione di privilegio.
Allora i diseredati dell'Uganda cosa dovrebbero essere?
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