Seguendo la politica, con un occhio attento e interessato su Rifondazione Comunista, circa due anni fa iniziai ad avvertire una strana sensazione nei riguardi di questo partito. Tuttavia da questa sensazione non scaturì nulla di pratico in me, e a quanto pare neanche nel corpo principale del partito, a parte alcuni singoli e singole che, come sono venuto a sapere, hanno iniziato ad abbandonarlo.
Successivamente, nei primi mesi del 2006, mi trovai a essere molto scettico e molto critico nei confronti di Rifondazione sul versante delle scelte elettorali. Da elettore schierato e desideroso di saper bene cosa e chi si sarebbe andati a scegliere, Paolo Augusto si dedicò a un'attenta lettura e valutazione dei contenuti politici della campagna elettorale di Rifondazione nonché cercò d'interpretare dal punto di vista “materiale” a cosa nel concreto dei fatti, degli uomini e delle donne, le tesi politiche andavano a legarsi.
Digerii obtorto collo i contenuti politici proposti nel programma dell'Unione, e criticai la composizione materiale delle liste elettorali – cosa che seppi avvenne anche anche all'interno di alcune Federazioni provinciali del partito stesso. Di fronte ai criteri per la formazione delle liste, più che di fronte alle persone che entrarono nelle file dei candidati parlamentari, iniziai a pensare che forse la faccenda del gruppo dirigente in Parlamento era solo l'aspetto più evidente, e anche una pubblica copertura, di un problema ben più grave.
Dopo le elezioni e la vittoria, la nascita della Sinistra l'Arcobaleno mi allontanò molto, per non dire definitivamente, dalle posizioni di Rifondazione. Spiegare le ragioni della mia contrarietà a questa formazione politica simil-federativa sarebbe una cosa lunga e ci porterebbe lontano. Per brevità, affermo che non mi sono sentito di riconoscere l'Arcobaleno come qualcosa che mi rappresentava soggettivamente e ne presentivo l'inutilità.
Ne parlo obbligato dalla cronaca recente e necessitato di chiarire la mia attuale posizione nei confronti del presente dibatto e per un possibile futuro.
Oggi (17 aprile 2008), all'interno di Rifondazione Comunista sono delineate due linee di pensiero che faranno da ago della bilancia. Quella di Paolo Ferrero che considera chiuso il processo di unificazione della sinistra e punta a un rinforzamento di Rifondazione e quella di Giordano-Bertinotti-Vendola e altri, che al contrario affermano di non essere per nulla interessati a fare marcia indietro sull'Arcobaleno; questo processo va portato avanti per costruire e radicare un nuovo soggetto.
Visto che in politica da una parte bisogna stare (a meno che uno non abbia le capacità per crearsi la sua di fazione), per coerenza devo dire di trovarmi con maggiori affinità nei confronti di Ferrero piuttosto che nei confronti di Giordano.
Tuttavia non credo che sarò un sostenitore di una “Mozione Ferrero” convinto fino in fondo nel caso partecipassi al congresso. Innanzitutto debbo lamentare una certa vacuità nella proposta politica avanzata da Ferrero; probabilmente è solo questione di tempo, solo tra qualche settimana inizieremo a vedere dei “veri” contenuti. Ma questo non mi toglie dalla testa che comunque andrà, tra ciò Ferrero proporrà e ciò di cui mi sono convinto come studioso della politica e come militante “civile”, resteranno delle differenze, forse addirittura incolmabili.
In attesa che i “grandi” si esprimano, io mi permetto di avanzare le mie tesi.
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