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Ditesti

giovedì 21 febbraio 2008

Vogliono prenderci tutto. Vogliono davvero prenderci tutto.

E questa fu la mia seconda incazzatura giornaliera.

Dopo aver trascorso la graziosa mattinata facendomi prendere per i fondelli all'Università, ripresi l'auto e mi diressi verso casa, al paesello. L'ora ormai era un po' tarda, sebbene non avessi grandi impegni per il pomeriggio, mi sentivo così indolente da non voler neppure preparare il pranzo. Quindi, beato bamboccione, ricorsi alla mamma.

Le telefono e le propongo di sfamarmi, visto che è colpa sua se ho perso tutta la mattinata in cose inutili e poi tiro lungo per la strada fino a casa sua.

Già sapete (se altrimenti vi rinfresco la memoria) che io e la mamma abitiamo in due case diverse poste alla distanza di un chilometro circa. Distanza felice quando impresto il ferro da stiro a qualcuno, distanza infelice per tutto il resto (vedi per esempio l'ultima volta che Atremis venne da me).

Imbocco trionfalmente, come un figliuol prodigo, il viale attorniato dagli orti familiari - il sole batte sulla vetrata della serra (fatta con vecchi infissi di risulta, ma sì, funziona!). Posteggio davanti casa e urlo a squarciagola al piccolo demonio pidocchioso e abbaiante di star lontano con le sue unghie sporche dalla carrozzeria dell'auto e soprattutto dai miei pantaloni. Infine entro in casa.

Aria di famiglia: odor di sugo fresco, l'acqua per la pasta in ebollizione, e la tromba del TG a tutto spiano.

“Guarda un po', figlio, cosa è arrivato...” (nota: 'figlio' per mia madre equivale a 'testa di cazzo'), e mi porge una lettera raccomandata del Comune, aperta.

“Ah! Che è?”

“Una lettera del Comune? Sai leggere? Ci chiedono i soldi dell'I.C.I.”

Her...lui non l'ha pagata?”

“Ce ne chiedono altri”.

'Lui' è un essere mal definibile di tot-tanti chilogrammi che si trova (come sempre) disteso in una posizione da 'tonno pescato e gettato in coperta' sul divano. Dovreste vederlo ché spiegarlo a parole è difficile. Un centinaio di chilogrammi distesi sul fianco, le gambe incrociate con i piedi che spuntano mollemente oltre il bracciolo, la testa rivolta in direzione della TV perennemente accesa che si trova su un'ordinata più alta del suo punto d'osservazione. In pratica ha la testa ritorta di quasi 120° sulla spalla sinistra. Chi è? Mio padre. Ha qualche problema? Se sì è clinicamente non rilevabile. Perché l'ho citato solo ora e in questo modo? Perché così è perfettamente inserito nella mia 'aria di casa'.

Torniamo alla lettera.

La apro e trovo questa.

ici comune 1

Avete visto il dato cerchiato in rosso?

Esatto, non siete assolutamente in fallo, quella cerchiata in rosso è la superficie oggetto della richiesta di pagamento dell'I.C.I. recata da codesta lettera.

“Ma'...di che si tratta? Di quella striscia di terra che nel 2005 il Comune, a seguito della stesura del nuovo Piano Regolatore Generale, urbanizzò?” (non dissi proprio così a mia madre).

“Sì, quei venti metri per due a confine con **epiteto intrascrivibile** di **nome di una persona molto ricca e influente** che ha costruito e ha piazzato tutti quei lampioni, così tanti che la sera oscurano persino la luna” (giusto mamma, poi tu durante il plenilunio contro chi vai a ululare?).

“Quindi con questa lettera il Comune ci fa presente che quella striscia di terra dove ora crescono i carciofi, essendo 'edificabile' è soggetta all'I.C.I. e non all'imposta catastale calcolata sul Reddito Domenicale”.

“Io so leggere. Tu stai leggendo o lo devo fare io per te? Figlio!” (qui 'figlio' sta per 'idiota').

“Eh un attimo...”

Scorro le righe dense di 'amministrativese', una pagina, due, tre, quarta pagina: “E ma cazzo! Questi ci vengono a chiedere i soldi dell'I.C.I. del 2003, quando invece l'urbanizzazione è stata fatta nel 2005!”

Mamma annuisce e intanto cerca la mannaia.

“Aspetta Attila: senti prima per bene la 'motivazione del dispositivo': a seguito dell'esame fornito dall'Agenzia del Territorio – Ufficio Prov.le di omissis e dal Servizio di Urbanistica del Comune di omissis, nonché in relazione alla verifica della banca dati (dichiarazioni, versamenti, ecc..[sic!]) in possesso (sia in formato cartaceo che informatico [il 'sia...sia' è deceduto ovunque] del Servizio Politiche Tributarie dei Comune di omissis, così come previsto dall'art. 1 comma 161 Legge 296/06 ed in [sic!] conformità alla disposizione di cui al secondo comma dell'art. 36 della Legge 4 agosto 2006 n° 248, che stabilisce [personalmente avrei gradito più un giurisprudenziale 'stabilente'] 'che un'area è da considerarsi fabbricabile se utilizzabile a scopo edificatorio in base allo strumento urbanistico adottato dal comune, indipendentemente dall'approvazione della regione e dall'adozione di strumenti attuativi del medesimo', è stato accertato a Suo carico [ma il 'Voi' non ce lo meritiamo più?] omesso versamento dell'Imposta Comunale sugli immobili – ICI per l'anno 2003, quale possessore delle aree fabbricabili site nel territorio del Comune di omissis così come indicate nel prospetto riepilogativo della notifica allegata al presente provvedimento.

Per trenta secondi la mia mente viaggia: 'omesso versamento'. Sì, yeah, sono un evasore fiscale anch'io. Fico! Mi sento qualcuno. Seppure non mi pagano milioni di euro per guidare la mia motocicletta, ho qualcosa in comune col dottor Rossi (e a differenza sua qualche libro l'ho aperto per avere una laurea).

Dopodiché, continuo a leggere il documento fino alla presente tabella riepilogativa del mio 'omesso' pagamento.

Ici comune 2

Ridicolo. Ridicola la cifra, ridicolo che venga definito in via indiretta evasore: come faccio a evadere la tassa dell'anno 2003 se la 'voltura catastale' è stata attuata solo nel 2005?

Ovviamente c'è dell'altro, una cosa che mi fa girare le palle come una centrifuga per l'arricchimento dell'uranio (e dell'erario) e mi ha portato a vergare quanto segue riguardo a questo fatto della 'P.Ag's Life'.

Mentre perdevo tempo a smaltire la sbornia su un banco dell'Università, la mamma trascorse la mattinata andando a fare la spesa e apprese la notizia che questi avvisi di mancato pagamento dell'I.C.I. erano giunti, proprio in mattinata, a un numero rilevante di cittadini del paese, diciamo di tutto il Comune. Un dato non trascurabile è che molti di coloro che hanno ricevuto queste raccomandante, si trovano nelle mie stesse condizioni, sono cioè proprietari di terreni più o meno estesi i quali nell'anno 2005 erano stati oggetto di provvedimenti urbanistici da parte del Comune, che li hanno resi delle piccole, quasi infinitesime, porzioni di terreno 'edificabile'.

Questo già sembra un provvedimento, parte del più grande progetto chiamato PRG (e non una stupidaggine) a dir poco assurdo. A una persona che abita vicino ai miei, per esempio, è stato reso 'edificabile' un filare di vite, ignorando il fatto che quell'unico filare ha tutto intorno un intero vigneto.

A parte la battuta: “cos'è un modo che si è inventata l'Amministrazione per 'tassare' le piantagioni di cannabis domestiche per uso personale?”, non solo il concetto ispiratore di questa politica urbanistica continua a sfuggire, ma non capisco per quale dannato motivo, mi viene estesa retroattivamente il pagamento dell'I.C.I. al 2003, quando a me la comunicazione è giunta nell'anno 2005.

Anche se è pacifico che il nostro Stato non gode della minima fiducia da parte della cittadinanza, e che le sue omissioni, irregolarità, errori, eccetera, hanno raggiunto un livello da collasso immediato, non è questo (purtroppo) il caso in cui hanno commesso un errore sesquipedale – anche perché ci sarebbe da tagliarsi i coglioni se si invia una notifica esattoriale sbagliata a migliaia di residenti. Molti impiegati pubblici saranno raccomandati, sfaccendati, ignoranti e incapaci, ma l'arte dell'agire col culo parato ancora la mantengono come punto di eccellenza.

Bene, veniamo ai fatti.

No prima spendiamo due righe per il contesto, parlare in astratto non mi piace e non lo considero costruttivo (a meno che non si abbia come obiettivo la distruzione di qualcosa, vedi la storia sull'aborto).

Dunque, l'ambiente oggetto della discussione è un intero Comune sul quale sarebbe possibile scrivere centinaia di pagine con mappe, tabelle e foto allegate, così come potremo perderci in quantità di distinguo, sfumature e vie di mezzo che ci ridurranno impotenti a proseguire. Diciamo una cosa semplice ed evidente per chiunque passa dalle mie parti o ci abita da un po': non è certo questo un territorio a intenso sviluppo economico, specialmente per quello di tipo rutilante, fatto di dimensioni spropositate e progetti che puntano a toccare col dito la luna.

Per arrivare ancora più direttamente al punto, e porre la questione sotto il profilo dell'incrocio pericoloso tra politica, amministrazione pubblica ed economia, sembra addirittura che questo territorio non sia stato toccato in nessun modo da quel fenomeno attualmente passato alla cronaca e al dibattito cólla felice etichetta di 'Calce e Martello'. Anzi, posso affermare che dalle mie parti l'unica opera edilizia relativamente importante si trova a circa due chilometri da casa mia, è avviata da tempo, pare che vada avanti, e non ha sollevato minimamente la mia attenzione; cioè non appare come una mostruosità dai mille oscuri riflessi. Forse fu proprio la costruzione di quest'opera ad appannare i miei 'sensi di ragno' e mi fece concludere che quando giunse la notizia dell'urbanizzazione di quella striscia di terreno, il tutto altro non era che una 'naturale' conseguenza di un'opera decisamente grossa per le dimensioni dell'ambiente in cui veniva inserita.

Ora la visione è radicalmente cambiata. Finalmente arriviamo ai fatti.

Orbene, ovunque si viva, a discapito di qualsiasi dimensione, lo strumento chiamato 'Piano Regolatore Generale' è una questione di vitale importanza per qualsiasi comunità. Qualcosa del genere è sempre esistito sin dalle prime civiltà comparse sulla terra, e la gestione del PRG è molto complessa ed è un continuo fare, disfare, 'regolare'; da nessuna parte si disegna una mappa per indicare cosa può e deve esserci qui e lì una volta ogni venti o trent'anni e poi tutto rimane com'è fino alla prossima. Sebbene in qualche città si senta dire: "sono quindici anni che il PRG è fermo", significa 'più' che esso non viene ufficialmente approvato piuttosto che tutto rimane così com'è scritto sulla carta (ormai ingiallita per il tempo).

Questa ulteriore parentesi mi è servita per spiegare nel modo più semplice possibile per quale ragione il caso affrontato conta sia la data dell'anno 2003 d.C. sia quella dell'anno 2005 d.C. Diciamo che tecnici e 'non-tecnici' (amministratori a vario titolo) del Comune, con l'aggiunta della libera iniziativa di privati cittadini e delle imprese, intervengono costantemente a modificare l'aspetto del territorio. In primo luogo materialmente, edificando, ristrutturando e demolendo; in secondo luogo amministrativamente, adattando la situazione erariale e legislativa alle modifiche materiali (che si fa prima o dopo l'intervento materiale). Così, diciamo per semplicità che nell'anno 2003 un ufficio tecnico o forse anche un'assemblea deliberativa (come il Consiglio Comunale o la Giunta), hanno deciso che il mio e molti altri fazzoletti di terra passassero alla qualifica di terreni 'edificabili'.

La reazione dell'uomo comune non può essere che: "bene, così se voglio mettere su due mattoni lo posso fare senza perdere tempo in carte da bollo ecc ecc..."

Questo avvenne nel 2003, ma fino all'anno 2005 non se ne ebbe notizia perché l'ufficializzazione di questa disposizione viene (o dovrebbe venire, o doveva venire) solo con l'approvazione del Piano Regolatore Generale, e persino i bimbi sanno che questo è un passaggio delicatissimo della vita di qualsiasi Comune, a volte diventa uno scoglio insormontabile.

Fin qua il ragionamento fila, e non si può obiettare che se mi lamento del fatto che mi vengono a chiedere i soldi del 2003 per un cambio di destinazione di un terreno ufficializzato solo nel 2005, ho tutte le ragioni del mondo.

Ma ora le cose iniziano a ingarbugliarsi, aguzzate la vista, fatevi un caffè o accendetevi una sigaretta, avrete bisogno di concentrazione.

Il terzo ministro più amato dagli italiani, il Bersani (prima di lui c'è il Visco e il Padoa Schioppa, non v'è dubbio al riguardo), emanò un Decreto il 4 luglio 2006 di oltre 200 pagine che conteneva numerose disposizioni migliorative della legislazione economica italiana, tra cui vi era un articolo contenente il seguente comma.

un'area è considerata fabbricabile se ci si può costruire in base allo strumento urbanistico generale (PRG) deliberato dal comune indipendentemente dal sì della Regione

Messa così la riga non dice alcunché in difesa di una cartella esattoriale che pretende di far pagare una tassa - ripeto - prima dell'approvazione dello strumento urbanistico generale (PRG). Tutt'al più è possibile osservare che questo Decreto slega le mani al Comune, snellendo la procedura di rideterminazione degli estimi e dell'I.C.I., dato che non deve più attendere la presa visione con esito favorevole da parte della Regione - io neanche sapevo di questo passaggio, si impara sempre qualcosa di nuovo.

Il Decreto venne convertito in legge il 4 agosto 2006 e divenne la 'Legge Bersani' più interessante per le liberalizzazioni. Eravamo già un anno dopo l'approvazione del PRG nel mio Comune e ben tre dall'operazione che decise che il mio appezzamento di carciofi potesse divenire adatto per la costruzione di un marciapiede con un lampione al suo inizio e uno alla sua fine.

Per quanto ne so,  dopo la conversione in Legge del Decreto non accadde niente dalle mie parti, ma suppongono che altrove qualche Amministrazione molto più 'affaristica' della mia abbia combinato qualcosa, poiché sulla materia in oggetto si espresse addirittura la Corte di Cassazione.

Sia sulla lettera che è arrivata a casa della mamma, sia su internet, sono citate due sentenze del supremo organo di giudizio dello Stato, una in data 12 settembre 2006 e una in data 30 novembre 2006 - in verità è possibile che la sentenza sia stata solo una, e che una mia fonte abbia trascritto erroneamente la data, ma per sicurezza specifico.

Verosimilmente i termini della contesa dovrebbero essere stati questi:

1. un'Amministrazione Comunale notifica a qualcuno che il suo terreno, essendo stato 'tacciato' di edificabilità ora passa dall'essere soggetto all'Imposta Catastale a quella Comunale sugli Immobili

2. Il cittadino risponde: "ma che cazzo stai a di'?" e mette le cose nelle mani di giudici e avvocati.

3. I giudici della Corte di Cassazione prendono in mano la questione e confermano la nozione che basta 'dire' che su un dato terreno 'si potrebbe costruire' per fargli cambiare immediatamente di status nei rispetti dell'erario.

3.1 Visto che la 'Legge Bersani' esclude la necessità di un controllo da parte di un organo superiore come la Regione (questa deduzione è mia), la Corte di Cassazione con la sentenza escluse "la necessità dell'adozione degli strumenti attuativi del Piano Regolatore" (questa invece l'ho trovata scritta); vale a dire che non serve  che il Piano Regolatore sia attuato nella sua interezza nella megaseduta più tesa della legislatura, basta che vi sia un dispositivo tecnico che afferma la fabbricabilità.

3.1 (bis) Come se non fosse abbastanza, la Corte di Cassazione ha giudicato con 'norma di interpretazione autentica' vale a dire che i giudici si hanno ritenuto di aver 'capito come le cose debbono funzionare' e perciò con questa sentenza hanno aperto la strada alla retroattività della legge.

Ecco spiegato come si è giunti a 'estorcermi' la gabella per un'annata dove l'agibilità legislativa era estremamente risicata. Nel mentre che vi fate un'idea vostra, vi aggiungo un paio di dettagli.

Qualche commentatore giuridico ha associato alla 'norma di interpretazione autentica', una scelta di 'indirizzo sostanzialistico' nell'interpretazione giuridica della questione. In altri termini, il giudice ha deciso che questa legge va a valorizzare le immediate ricadute economiche di qualsiasi variazione che fa sorgere o consolida un'aspettativa di diritto. Un'altra linea interpretativa, detta 'formale-legalistico', presuppone invece che tutte le procedure di applicazione degli strumenti urbanistici vengano perfezionati prima di passare 'al sodo'.

Si può obiettare in un altro modo dicendo che in molti casi, tra cui quello del cittadino che si ritrova con l'urbanizzazione di una porzione microscopica, materialmente incastrata in una posizione che la rende assolutamente inutilizzabile, la 'aspettativa di diritto' fa davvero una fatica immensa a materializzarsi. Ma sotto questo profilo pare che nessuno ci senta: la trasformazione urbanistica di un suolo, implica di per sé una trasformazione economica dello stesso, che è ritenuta irreversibile. Ma chi attesta questa irreversibilità? L'insieme di tecnici, amministratori e giudici. E il privato cittadino? Colui al quale il diritto alla proprietà privata dovrebbe essere garantito? Lui niente: non pare avere voce in capitolo. Oggi gli impongono l'I.C.I. sull'orto e domani, nel caso che veramente costruisce qualcosa, la tassa ovviamente cresce. Va bene, qualcuno potrebbe minimizzare dicendo: "così almeno si spinge alla produzione della ricchezza e alla crescita economica dei territori".
Invece, volendo andare fino in fondo nel leggere questa disposizione, mi pare che quasi arrivi a sfiorare e a mettere a rischio il diritto alla proprietà privata!

E non si tratta affatto di una critica di destra questa, che dipinge la vicenda come un lungo e perverso escamotage con l'unico obiettivo di "mettere le mani nelle tasche degli italiani", o così può apparire.
Infatti, il sempre ottimo e mai farragginoso Marx direbbe che questa legge, mascherandosi sotto una spoglia di dirigismo pubblico sui beni borghesi del privato cittadino, privilegia unicamente una produzione di ricchezza astratta al posto di quella reale. E naturalmente, questa innesca un circuito virtuoso di aumento esponenziale dell'imposta sul bene: oggi si passa dal Reddito Domenicale al Valore di Mercato moltiplicato per l'Imponibile; domani, con la costruzione di un'autorimessa cresce il Valore e cresce la tassa, e questa non si fermerà mai più se tutto intorno al bene immobile un terzo costruisce altri beni o servizi urbanistici che fanno aumentare di riflesso il Valore di Mercato di una cosa su cui non è costruito niente e forse niente potrà mai esservi costruito.

Fine con i dettagli. Vi siete fatti un'idea vostra?

Riepiloghiamo.
Anno 2003: il Comune urbanizza, senza senso e coerenza, delle parcelle microscopiche dei cittadini, parcelle che non hanno alcuna utilità concreta per l'edificazione

Anno 2005: il Comune approva il PRG, tutto diventa ufficiale e irreversibile (fino al prossimo PRG)
Anno 2006:

                       Luglio/Agosto: Decreto e conversione del Decreto in Legge

                       Settembre/Novembre: la Corte di Cassazione attesta la legittimità della legge e pone la sua retroattività.
Qualche tempo dopo...mi chiedono la tassa dell'anno 2003

Tra qualche tempo...mi chiederanno anche quella del 2004

Poi...piazzano un lampione a cento metri da quel punto? L'I.C.I. di un campo di carciofi aumenterà!

Risultato?
In primo luogo potrei dire che "qui c'è puzza di zolfo". Date così lontante, governi diversi, fatti distanti, eppure tutto cade a puntino e s'incastra alla perfezione a favore dell'erario.

Sapete che c'è in realtà? In verità c'è che non c'è una differenza di indirizzo politico nonostante il cambio dei soggetti in sede di direzione politica, in primo luogo. In secondo luogo, se dalle mie parti non possono fare 'Calce e Martello', allora fanno una grossa speculazione erariale! E, luogo terzo a conferma del primo, dalle mie parti il Comune è passato (nel frattempo) dal Centrosinistra al Centrodestra; il Centrodestra, 'alternativamente alla politica speculatoria del Centrosinistra', sceglie di far comodamente cassetta.

Soluzioni per non pagare questi venti euro?

Fare formale rinuncia alla futura edificazione sul mio terreno per sempre.

Per fortuna che farmi la 'fabrichèta' non è nei miei progetti.

P.S. Basta così. Vado a godermi il frutto della mia serra...quella ancora non me l'hanno tassata.

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