Se abitate a 5.000 chilometri da me possiamo essere amici
Dopo la mezza giornata in Città, con non poca fatica me ne ritorno a casa. Di passare per il negozio non mi andava, anche perché si erano fatte le quattro. La giornata era bella che finita.
Una volta rincasato mi posso dedicare finalmente alla sacra attività della lettura. E poi lo so che siete tutti curiosi di sapere che cosa ho acquistato. No, non mi ero dimenticato di scriverlo prima, l'ho volutamente lasciato in sospeso per mantenere un briciolo di tensione e farvi arrivare fin qua.
Ebbene, confesso di essere andato in una bottegaccia che vende libri “usati” o meglio: vecchie edizioni acquistate una volta e mai aperte, lasciate a ingiallire sugli scaffali, in soffitta o in cantina. Per sei euro mi sono portato a casa una bella edizione Einaudi de “Socialismo e Fascismo” di Antonio Gramsci.
E lo so! Me tapino! Per un dottore in lettere, con una laurea in storia contemporanea questo è un testo fondamentale da leggere. Chiedo umilmente perdono e mi getto nelle pagine a rimediare tale terrificante mancanza.
Ah! Quanto mi era mancata questa prosa dura e incalzante! Gli articoli che Gramsci scriveva su l'Ordine Nuovo erano qualcosa di eccezionale, tutta la storia del 1921 e 1922 sta scritta lì, non servirebbe altro testo scolastico per capire come si fosse disfatto il regime parlamentare e come fosse salito al potere il fascismo. Questo, ovviamente, conoscendo che per Gramsci la colpa era anche dei Socialisti e che Gramsci, come tutti i suoi compagni, visse prima attraverso una guerra e in mezzo alla violenza per tutti i giorni successivi. Lo dico perché è facile, oggi come oggi, leggere certi suoi articoli per accusare che i comunisti non volevano altro che attuare un regime dittatoriale con la violenza sin dal principio. Ma allora non si conosceva che violenza, altri modi non esistevano. E se devo dirla tutta, la conquista del potere con la forza in Russia da parte dei bolscevici fu sicuramente uno dei pochi avvenimenti storici con la quale un paese pose fine alla più grande delle violenze: la guerra.
Dopo una cinquantina di pagine della mia lettura vengo interrotto da un rumorino che proviene dalle casse del computer. Io possiedo tre computer di cui uno portatile. Altri congegni tecnologici non ho, a parte una vecchia televisione a 14 pollici (il monitor del PC è più grande). Ho concentrato tutta la tecnologia nei PC che mi fanno da lettore DVD, stereo, console di gioco e anche mezzo di comunicazione. Utilizzo infatti quei famosi programmi di istant-messaging per tenermi in contatto con un po' di persone; tengo uno dei PC sempre acceso e connesso ad internet perché uso i programmi peer to peer per scaricare dei legalissimi file di grandi dimensioni dalla rete. Il rumore che abbiamo sentito è la notifica di un messaggio in arrivo da parte di qualcuno che ho nella lista dei contatti. Vediamo un po' chi è.
Oh my God, he's Hell!
Hell, o meglio Hallgrìmur, è un mio amico islandese. No, non spaventatevi se non siete abituati alle nuove forme di comunicazioni, è una cosa decisamente normale ormai.
Il messaggio dice: “Ehy! Damned assholes, there's someone alive in this world?”
Non ve lo traduco per educazione.
È molto tempo che non sento Hell. Di solito non rispondo a messaggi di questo genere, perché quando te li mandano il fine è solo quello di sprecare tempo. Ma per Hell faccio un'eccezione.
“Il mio medico si rifiuta di firmarmi il certificato di morte, dice che non è il miglior modo per evitare di pagare le tasse”, gli rispondo in inglese vista la mia ignoranza nelle lingue finniche.
“LOL!”
È un “acronimo”: un concetto espresso usando solo le iniziali delle parole che servirebbero in forma estesa. Ora non mi ricordo bene l'etimologia, vi basti sapere che “LOL” significa pressappoco “divertente”.
“What do you do, guy?” - Gli scrivo. Su internet per parlare a un tipo che non vedrai mai in faccia difficilmente si inizia con “come stai”, oppure con “da quanto tempo”. Si va diretti alla questione, ovviamente se c'è.
“Just wake up”
“LOL”
Questa volta uso io “LOL” per fare del sarcasmo. Qui da me sono le 18.30 e a Reykjavìk, se non sbaglio, dovrebbero essere le 17.30. Si sveglia presto.
“I'm wacthing TV, but I'm boring. Nothing porn until the evening”.
Penserete che stia discorrendo con un adolescente dall'altra parte dell'Europa che si sveglia a metà pomeriggio e la prima cosa che fa è pensare a sistemare il suo esuberante amichetto. Be', il mio amico Hell ha 34 anni, più di me.
“Perché questi fottuti cazzoni non trasmettono programmi pornografici al mattino? Non hanno mai sentito parlare di indurimenti mattutini?”. L'inglese è una bella lingua, l'unico suo difetto è che ha una scarsa varietà di parole volgari, anche un non madrelingua può imparare in breve tempo a litigare come un rappresentante di un ghetto.
“And you don't live in a cattolic country!”.
Se non mi ricordassi che Hell è un personaggio simpatico, e che dovrebbe essere un tranquillo eterosessuale avrei già chiuso la conversazione da tempo. Voi no? In caso contrario siete un po' morbosi, lasciatevelo dire.
“I must to go bye”.
Mi dice e lo risaluto in fretta. Ritiro i 10 euro sulla scommessa di Rutelli per giocarla qui: di certo ha trovato quello che cercava su internet ed ora va in bagno a giocare a “Cinque contro uno”.
Contento lui...
E venne il tempo tempo di pensare alla cena.
P.Ag
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