Io e la cucina: il demonio e le sue pentole
Stasera si va a cinese – in verità è una forma di esercizio per prepararsi al futuro. Il futuro è la Cina: dopo gli abiti, la tecnologia, gli elettrodomestici, verranno le auto e il cibo. Quindi precorriamo i tempi.
Uova fritte alla cinese: olio, uova, salsa d'ostriche, pepe bianco (che non ho), cipolle, peperoncini. Le quantità non le metto perché di solito faccio a casaccio. Non chiedetemi dove rimedio la salsa d'ostriche, non posso svelare questo segreto altrimenti metto a rischio il mio potenziale nel riuscire a invitare le ragazze a cena da me.
Faccio bollire l'olio, nel mentre rompo le uova in una ciotola. Quando l'olio frigge, metto dentro le uova. Due minuti e abbasso la fiamma. Questa è un'operazione fondamentale, perché così faccio indurire e diventare croccanti gli albumi ma i tuorli resteranno morbidi. Arrivati a questo punto si deve gettare l'olio e lasciare che le uova finiscano di cuocersi da sole (la cucina cinese è famosa per essere povera di grassi). Fate attenzione a non farle bruciare in questo modo però, un minuto o due è sufficiente.
Fatto questo, si finisce di scolare l'olio e si condirebbero le uova a secco con la salsa e i peperoncini. E io lo farei se non avessi l'improvvisa esigenza di buttare un altro paio di uova in pentola.
Sì perché nel mentre mi è squillato il cellulare. Nome: Atremis.
“Ma tu guarda che gran fortuna che hai avuto piccola, sono stato fuori tutto il giorno e ho acceso il cellulare solo poco fa”.
“Buon per me! Senti Paolo posso chiederti un favore?”
“Certo che sì”.
“No è una cosa un po' scocciante, però, non ho ancora finito di sistemare la casa nuova e...” E no! L'imbianchino non te lo faccio! “E ancora non ho la lavatrice! Potrei venire da te a fare il bucato? Non ho più nulla da mettermi he he he...”
“Ma certo, vieni pure quando vuoi, anche subito”.
“Ok , grazie”.
Diciamo che me la sono cavata con poco. Se mi avesse chiesto qualcosa di più impegnativo mi avrebbe messo in difficoltà.
Atremis si è trasferita da poco dalla Città, ha trovato un lavoro in zona e per non fare troppi chilometri al giorno ha deciso di prendere una nuova casa il più vicino al posto di lavoro. Lodevole decisione per una giovane donna che nella sua vita non ha conosciuto nient'altro che la casa paterna e vari domicili in una città universitaria. Lodevole, ma non è che la cosa mi faccia saltare dalla gioia perché Atremis è l'ultima ragazza con cui ho avuto una relazione stabile e duratura, e ora lei sta con un altro. Quindi potete capire: per mie ragioni, dopo aver smesso mi sono allontanato da lei, ed ora per sue ragioni me la ritrovo tra i piedi.
È ovvio che non credo nel destino, se non quando mi presagisce delle condanne.
Ecco qua Atremis! No, non mi chiedete una descrizione fisica per favore, non me la sento. Vi basti sapere che è bella come quella ragazza con cui siete stati insieme per quasi due anni tra i 25 e i 28 e poi avete rotto. Questa sera appare un po' stanca, saranno i nuovi ritmi di vita non del tutto assimilati, ma se possibile è ancora più dannatamente affascinante.
Si presenta con il sacco della biancheria, ma non sembra avere molta fretta. Le uova cinesi hanno il loro perché.
Ora mi chiederete “perché hai invitato la donna che ti ha spezzato il cuore a cena?”
non mi ha “spezzato il cuore”, o almeno, non definisco così la questione;
La cena era mezza cotta, cosa facevo? Nascondevo il tutto per evitare uno spiacevole teatrino di messaggi sotterranei? (poi avevo fame e l'odore di olio fritto non sarebbe stato giustificabile senza la presenza delle vettovaglie);
Non so se si è intravisto, ma io ho un carattere di merda. A meno che non siate clienti del mio negozio il 99% delle persone vede solo un borioso essere umano, maleducato e privo di sensibilità. Dato che Atremis, spiacente per lei, fa o ha fatto parte dell'esigua schiera del restante 1%, non volevo che iniziasse a pensare come la maggioranza;
In onore al punto 3: fatevi i cazzi vostri.
Durante la cena Atremis conduce la conversazione. Logico, le è cambiata la vita in modo radicale e per sua scelta. Ha rinunciato, almeno in parte, come abitudine quotidiana alle vasche del corso, ai bazzicamenti degli appartamenti di amiche e conoscenti, alle serate ai pub e ai chioschi, ai martedì e perché no, ai giovedì “universitari”. Del resto, lavorando, non ha più molto tempo per quello stile di vita che tanto ci piaceva (e a me piace ancora). Gentilmente non parla di...Lui, e ci mancherebbe altro. Io parlo poco, da quando ho smesso, tutte le volte che ci siamo rivisti e abbiamo potuto soffermarci a conversare ho sempre detto poco e niente.
L'atmosfera è gradevole, mica ci odiamo, siamo esseri umani normali. Faccio i caffè e poi ci dedichiamo al bucato.
La porto nella stanza/ripostiglio. Casa mia, una piccola monofamiliare lungo una strada statale in una frazione di campagna, ha quattro stanze e un bagno (oltre un po' di giardino, garage, cantina), di cui ne uso una come cucina, una come salotto/studio, una come camera da letto e il resto per assembrarci tutta la merda che non trova altrimenti posto.
Abito qui da circa quattro anni e ovviamente Atremis la conosce bene (pure troppo).
“Allora amica: io di questo arnese infernale conosco solo il tasto di accensione e sulla manopola mi sono fatto segnare il programma generale. Se tu riesci a farla funzionare meglio tanto di cappello”. Dico ad Atremis, mentre carica il cestello.
“Non ti preoccupare”.
Intanto prendo una cesta di plastica dove ci sono i miei vestiti da lavare e la svuoto gettandola in un angolo.
“Che fai?”
“Be', di solito quando faccio il bucato, poi uso questa cesta per portare i panni a stendere fuori”. Atremis fa una faccia un po' imbarazzata.
“Vorresti riportare tutta la roba bagnata a casa tua?”
“Non c'è problema, non voglio disturbarti”.
“Uhm...che ti frega, credi che non abbia mai visto un tuo perizoma? O hai cambiato taglia? O ti sei data al feticismo?”
Una piccola scarica di adrenalina mi percorre non appena dico questa frase. Porca puttana! Credevo di non avere più queste sensazioni con lei.
“Nono...È che mi hai sempre detto che nei piccoli paesi la gente sta sempre a guardare in casa degli altri”.
“Anche io ogni tanto dico dei luoghi comuni” sorrido “A parte te, la persona che conosco più vicina nel raggio di cinque chilometri è mia madre”. Mia madre infatti abita in un altra casa a circa cinque chilometri dalla mia. “Eh, povera donna, se venisse a sapere che ci sono i tuoi vestiti appesi ad asciugare sotto la finestra di casa mia, le esploderebbe il cuore dalla felicità. E poi bisognerebbe convincerla del contrario. Ma vabbe', pazienza, le persone devono crescere prima o poi”.
Dopo che io e Atremis avemmo terminato la nostra relazione e io ricominciai a vivere “come prima”, mia madre accese un lumino in casa nella speranza del miracolo. Ci spera tanto di vedere il figlio sposato entro i 31 anni (l'anno scorso diceva entro i 30).
Povera donna...fosse solo per quello che teme di morire di crepacuore un giorno o l'altro
P.Ag
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