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Ditesti

sabato 15 giugno 2013

{I E T} Re Trait



Dicevano che era un arrogante mitomane, un ipocondriaco pregno di misantropia e misoginismo fino agli occhi, ostico di bigotteria dura e corrosiva da non lasciar spazio neppure al respiro altrui.
Era tutto vero, ma solo per i vigliacchi che rifiutavano il suo invito a superare le ridicolezze e le ingiustizie del mondo.
Era innanzitutto una mente residente in un corpo, un'intelligenza principio motore di atti veri e concreti, iniezione di pratica, raffinamento creativo.
Hanno iniziato a conoscerlo già maturo, ben oltre quello stadio che trasporta gli ultimi lembi dell'adolescenza verso il regno della responsabilità; aveva già ricevuto la rarissima benedizione per la quale custodiva l'insoddisfatta energia rabbiosa della giovinezza fermata nella determinazione
contemplante del saggio. Quindi aveva il sapere portentoso della necessità di starsene giusto pettinato, fresco e pulito, di mantenere uno stato d'animo e di fisico nel quale si è in forze, si ha chiarezza nel discernimento, acutezza dei sensi e delle percezioni.
Tutto il resto gli era solo di superfluità, dedizione di sforzi concentrati su sfarzose apparenze plasmate in base a modelli dati da altri - eteronomia. Lo concepiva come una serie di barriere da infrangere. Se presto, avrebbe visto un essere umano dispiegare come ali lucenti l'anima nel dirompersi d'un guscio di creta, se tardi sarebbe stato un ruzzolo di questo ciottolo fragile in una gora calda e melliflua per il rimpasto. Questa visione la dedicava soprattutto alle donne, perché era troppo uomo per essere capace di evitare il confronto marziale e virile con altri uomini, il vincere o perdere tutto sempre e comunque su un campo di battaglia, il mistero della sua oscura silenziosità era l'arma più potente e li tranciava via come fili di grano la falce.
Per via dell'amore e della passione edonistica per le donne, con loro era diverso, più attento, più propenso a svelare i suoi gesti d'incantatore; e probabilmente proprio per la cappa tra lo scintillante e il fuligginoso posseduta, ebbe la fortuna di avere tra donne le più amate, le più invidiate, le più innamorate. Non finì a ritrovarsi sempre solo per il mostro di voracità che pareva incarnare, per la depredazione spirituale cui le sottoponeva. Finiva con l'essere solo per la paura che generava nelle sue amanti, quantunque le avesse spogliate di ogni arma e di ogni trucco femminile, a loro non sarebbe rimasto altro che invecchiare accanto a lui come una persona vera che doveva rigenerarsi ogni giorno di nuove allegrie e nuove energie. E questa qualità, Dio la concede a ben pochi, forse neanche a tutti i santi.




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