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Ditesti

venerdì 28 aprile 2017

Approfondimento: D&D Spellcasting


  Un aspetto formale dei GdR Fantasy riguarda l'atto del «lancio degli incantesimi» da parte di tutte le figure in grado di praticare la magia, e con tutte le varianti dei casi. Con il tempo nel linguaggio dei GdR i termini come mago, stregone, fattucchiere, prete, sacerdote ecc... sono diventati sempre meno sinonimi tra loro, e va aggiunto che sin dai primissimi manuali compare su D&D un termine di difficile traduzione in lingue diverse dall'inglese: «Magic-User», anche perché fu un neologismo coniato da Gary Gygax per indicare gli «utilizzatori di magia», seppure a quei tempi quelli che oggi nelle edizioni italiane vengono compresi nell'insieme denominato degli «incantatori» erano solo tre: Chierici, Maghi ed elfi (in origine una razza/Classe di Maghi/Guerrieri naturali e senza possibilità di avere altra classe a parte questa). Successivamente comparvero i Druidi, i Paladini, i Ranger come Classi con accesso diversificato o limitato alla magia, e poi i Bardi, gli Stregoni e molti altri (come gli ultimi creati Warlock), ciascuno diverso, con le loro speciali e distinte origini e fonti di potere, e campo d'utilizzo e impiego di questo, sebbene sempre tutte riconducibili alle «scaturigini» fondamentali: il potere concesso dalle divinità ai suoi fedeli e quello presente come energia nella natura e nell'universo, manipolabile da chi ha accesso ai suoi segreti. 
  Poiché questi due «canali» non sono mai mutati nella quarantennale vita di D&D pare rimanere ancora valida una netta separazione sulle forme di «Cast» dei due generi d'incantesimi, cioè come loro vengono effettivamente «pronunciati» o recitati nelle loro parole scandite dall'incantatore. 
  Come sempre la narrativa “collaterale” scritta dagli stessi autori dei manuali si rivela essere una fonte e delle letture preziosissime per “vedere” letteralmente “in pratica” e “in atto” le interpretazioni concrete date ai mondo che avevano costruiti. Così nelle Cronache di Dragonlance si nota la netta differenza tra la magia clericale di Goldmoon e quella arcana di Raistlin. La “prima nuova” sacerdotessa di Mishakal infatti invoca il potere e la benevolenza della dea usando delle parole “comuni in comune”:

Goldmoon lo ignorò: mise una mano sulla fronte di Theros e chiuse gli occhi.
«Mishakal», pregò, «grande dea della salute, benedici quest'uomo.
Se il suo destino non è ancora compiuto, salvalo in modo
che possa vivere e servire la causa della verità.»

  

 Questa appare essere indubitabilmente una «preghiera», e infatti i preti pregano e i santi tramite queste operano i miracoli. Si può osservare puntualizzando che quella di Goldmoon è però una preghiera “libera”, cioè “ingenua” e “genuina” che non proviene da nessun testo liturgico – anche perché, del resto, Goldmoon è troppo giovane per aver conosciuto delle celebrazioni religiose né la sua provenienza (una tribù di barbari, forse addirittura “nata” dopo il Cataclisma come una società del tutto nuova) avrebbe permesso qualcosa di più sofisticato. Tuttavia credo sia ammissibile che i Chierici possano usare un linguaggio “aulico e altero” rispetto al comune diffuso tra le popolazioni, probabilmente molte delle loro magie hanno l'aspetto di preghiere, invocazioni, esorcismi e salmi nelle lingue più antiche ed elaborare dei popoli cui appartengono o provengono – anche lingue “morte e perdute” come per esempio il latino – ma ciò non toglie che, per usare una delle terminologie più recenti di D&D, poiché il Chierico «incanala» il potere superno di una divinità, tutto questo deve essere manifesto e comprensibile a coloro che stanno intorno a lui: i nemici devono temere il nome del suo Dio e gli alleati devono sapere riconoscere da dove proviene tutta la grazia e la misericordia che ricevono dalle mani del sacerdote. 
  Per i Maghi le cose sono del tutto diverse, le cosiddette (tecnicamente) Componenti Vocali degli incantesimi sono nel loro insieme un linguaggio oscuro e misterioso comprensibile solo ai maghi è solo attraverso l'«incanto» della Lettura del Magico (o come incantesimo o abilità magica posseduta preternaturalmente). Raistlin che scaglia un Dardo Incantato contro un ne!jco scandisce e recita:

Kalit Karan
Tobanis-kar


  Sono forse queste parole «universali» valide per tutti i mondi e le dimensioni del Multiverso? Probabilmente no, ma credo che il «magico» non sia un linguaggio «discorsivo», nel senso che con le sue parole e la sua sintassi grammaticale non può essere scritto alcunché oltre le formule degli incantesimi con cui si inzeppano i libri degli incantatori e le pergamene utilizzabili una sola volta. 

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