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Ditesti

martedì 4 dicembre 2012

Immensi smottamenti e piccole frane



L'Umbria, la regione dove vivo e dove ho tentato di crescere e combinare qualcosa, è diventata una regione del Meridione. Purtroppo devo partire da lontano per spiegarlo e compiere qualche passaggio.
Ecco quindi un po' di dati aggregati intorno l'ultimo trentennio che raccontano di quanto nel paniere italiano le “tariffe” abbiano mutato d'incidenza:

acque pubbliche +65,8%
gas ed energia domestica +56,7%
smaltimento rifiuti +54,5%
trasporti su rotaia +49,8%
energia elettrica +38,2%
servizi postali +28,7%
comunicazioni telefoniche -7,7%


Ripeto e metto in evidenza che questi dati rispecchiano l'Italia nel suo complesso (e non la regione dell'Umbria) e anche molto di più.
Come mai una sola “voce” di quelle spese è diventata meno onerosa per il cittadino-consumatore? La ragione è semplice, poiché le telecomunicazioni telefoniche o digitali appartengono a una categoria economica storicamente diversa da tutte le altre. Un decennio fa si individuavano col termine “New Economy”, e a ben ragione. Infatti tutti gli altri settori appartengono a ciò che andò a caratterizzare la Seconda Rivoluzione Industriale se non addirittura la Prima.
E a me pare proprio che a ben poca “gente” questi settori interessino più per davvero, almeno per quanto riguarda la “crescita” dell'economia italiana. Cioè, a me sembra tutto meno che casuale come proprio in questa metà d'agosto 2012 si sia riusciti a dare la stura a quel Moloch putrido dell'Ilva di Taranto, per creare un buco gigantesco nella siderurgia italiana (vogliamo poi parlare delle compagnie aeree che falliscono proprio sotto il ponte dell'Assunta?).
Erano bei tempi quelli dei primi anni '80, si credeva davvero sull'Umbria e sulla realizzazione di un suo modello economico; vi scrissero libri su, e li diedero in pasto alla generazione a cavallo del nuovo millennio, alcuni arrivavano a suggerire che il “modello del Nord-Est” avesse avuto origini geografiche non autoctone di lassù, che la famigerata “terza via” fosse una piccola migrazione dalle vallate della piccola regione ombrosa e spirituale verso il Nord.
Mentre ci sentivamo nuovamente Etruschi, tutto ci cambiava sotto il naso; le grandi fabbriche iniziavano ad andare in crisi, le filiere si inceppavano, i piccoli e piccolissimi imprenditori sentivano i primi morsi del debito. Bisogna ancora chiarire se ci siano delle responsabilità “umane”, se uno dei peggiori difetti dell'Umbria sia la sua arretratezza culturale – proprio dal punto di vista materiale della mancanza di conoscenze e di formazione sia umanistica che tecnica dei suoi residenti, cosa che ha comportato l'attestarti di una classe dirigente che è un misto di praticoni empirici e di forestieri insediati perché avvantaggiatisi di un'intelligenza più fertile e capace di innovare qualcosa.
Ma ormai è tardi! Tardissimo! Sembra proprio che l'Umbria e il resto del paese siano condannati all'impoverimento e alla deindustrializzazione senza scampo. Questo viene da lontano, viene dall'America degli anni 2004-2007 quando quella nazione tentò di darsi un impulso per la crescita economica puntando in modo assolutamente massiccio sull'economia immateriale. Questo settore è sempre esistito nel capitalismo, anzi, i beni immateriali esistevano anche da prima; il credito, i servizi di intellighenzia, le assicurazioni e le comunicazioni e molto altro ancora... Qui non ho tanto bisogno di fare la cronistoria della crisi dei mutui americana e di tutta l'analisi politeconomica fattibile, voglio concentrarmi su un punto: la strategia funzionò. In quegli anni effettivamente della nuova ricchezza saltò fuori, tuttavia fu una ricchezza con le sue radici piantate a “mezz'aria”, nel settore della produzione monetaria attraverso la pura moneta speculativa, e solo dopo i maggiori introiti sarebbero ricaduti sull'economia materiale sotto forma dell'impiego dei nuovi salari per la vita vera di chi li avrebbe acquisiti. Tutto questo aveva un costo, irrimediabile e inequivocabile.
Oltre alla scontatissima osservazione che la crescita economica di quel periodo nei all'inizio andò a esclusivo favore di quella massa di persone che trovarono impiego nei settori interessati alla bolla speculativa, c'è l'osservazione meno scontata su cui poggiare la massima attenzione; riguarda la natura reale di quella spinta,  riguarda – con massima precisione – il fatto che ponendosi a “mezz'aria” l'impulso alla crescita era destinato a essere minore negli effetti a quelli conosciuti in passato; destinato a durare meno, e soprattutto nato “monco”: invece di avere nell'anima la capacità di innervare tutti i settori economici, la ricchezza sarebbe rimasta all'interno di determinati canali, perché limitata e non ce ne sarebbe stata per tutti.





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