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Ditesti

mercoledì 1 agosto 2012

Elogio all'Eresia

Allora, era uno "ieri sera", ero in giro per la piccola città dove ho in affitto il mio amatissimo Buco-nel-Muro in compagnia di un amico che chiamaremo HunterBass. Lui fa diverse cose, tra cui suonare in una Coverband che chiameremo CoverBand e aveva giusto finito di smontare e riporre gli strumenti, io giusto avevo finito di stare ad ascoltare le sue esibizioni in un piccolo evento in questa piccola città insieme a una manciata d'altri personaggi conosciuti e/o conoscibili. Niente di meglio, quindi, per andare a terminare una tranquilla e gradevole serata in un ristorantino-enoteca a due passi da dove ci trovavamo, che qui verrà citata @osteriolapreferita.
Tutto andava decisamente per il meglio, il che significava "mediomeglio". E' un termine del quale vi approprierete subito. Mediomeglio lo facciamo stare per indicare una di quelle serate senza pretese, che ti fai comunemente con la consapevolezza che la vita non ti cambierà certamente in quell'occasione e via dicendo. Vuoi solo vivere senza rotture di cazzo cercando di evitare l'ammosciamento e l'ammorbamento esistenziale che i tempi di crisi impongono un po' a tutti.
Me la cavavo quella sera, me la gestivo abbastanza bene, si beveva a tratti, a tratti volavano discussioni, a tratti c'erano belle sensazioni. Sicché raggiungemmo l'ingresso @osteriolapreferita ed entrammo come gli abituali clienti di tutte le sere che vengono a spendere le ultime ore della notte, quando venimmo accolti da...



Entravo @osteriolapreferita come entrassi in casa mia, come se a casa mia stessi passando dal bagno al salotto; cioè senza realmente badare a cosa e a chi avessi intorno, affidandomi alla memoria per proiettare il mio corpo nell'ambiente. Solo un qualcosa fuori di posto, solo una presenza inaspettata potevano catturare e diverticolare la mia attenzione che altrimenti sarebbe andata per la sua strada.
La canzone svolse questa funzionedi distrazione, fu come un giocattolo lasciato in terra da qualche figlioletto sbadato dell'ospite di passaggio e per prima cosa mi feci trasportare dalle note, dalle parole ricche di significato iniziando a cadenzare con la testa il ritmo, «Uh! Ma che bella questa!»
Servirono quattro o cinque secondi per capire com'era messa la situazione. @osteriola preferita c'erano dei clienti abituali forse meno abituali di me, e comunque fosse non li conoscevo – ma questo è un dettaglio – il senso era che c'era una ragazza che @osteriolapreferita stava facendo ascoltare gli Afterhours a chi la gestiva e la mia entrantra – come non avrebbe potuto? – richiamò l'attenzione: un bel baratto d'avvenimenti inaspettati, non c'è che dire, sono le prime cose che a volte fanno la differenza o non si riescono a cancellare!
La esercente @osteriolapreferita non venne minimamente scalfita dal mio indice di gradimento della canzone, tanto meno HunterBass, il quale stava strisciando nelle ristrettezze tra tavoli e sedie per raggiungere postazione. Ma la ragazza che si portava la canzone nel suo telefonino, posso affermare con cieca sicurezza, si illuminò letteralmente. Mi apparvero a pochissima distanza due occhioni scuri che sembravano brilli di vino (che poteva anche essere) piantati sul viso pallido di una gradevole mora decisamente ben curata.
Quasi da scalmanarsi mi puntò il dito contro, un dito contro il suo presunto elettivamente affine: «A te forse piace Guccini?»
E io non seppi. Forse fu solo colpa di tutto quello che mi girva (e mi gira) in testa (e tra i coglioni), o forse era un trigono dell'allineamento di forze occulte nel cosmo, ma sulla domanda sparacchiari una miratissima controffensiva: «Quale preferisci? "Quattro Stracci" o "Vedi Cara"?».
In quei pochissimi minuti mi ritrovai veramente sul più profondo recesso della mia crisi esistenziale – un malefico conglomerato d'incastri e richiami aulici e altisonanti che incredibilmente, e con rabbrividente meraviglia, questa volta si investiva di cotale corrispondeza simbolico-baudelariana di fronte a me, come se con la contro-domanda avessi inavvertitamente enunciato una formula magica disserando la realtà nelle sue possibilità, innescando una catena di reazioni il cui disegno era inscritto soltanto nella volta empireica della metafisica sovrastante l'Iperuranio. Non era solo un fenomeno di gusti musicali, neanche una questione d'essere così imbevuti d'un certo melange culturale nel quale gli Afterhours possiedono decine di gangli di collegamento con altri cantautori, poeti, lirici del Novecento come Guccini. Io colsi nel segno tanto al centro che neanche me l'aspettavo, o meglio: volevo tutto salvo che la ragazza mi sembrasse piegare le ginocchia e zampettare squittendo «Ho trovato l'uomo della mia vita! Ho trovato l'uomo della mia vita!»
Seppure fosse una condizione banale, rigidamente spinta e forzatamente fatta scivolare sul binario decretato da una sitazione di fatto per la quale bisogna reagire positivamente, anche con eccesso, se la mente rifiuta di accorgersi di quale corda dell'anima quattro parole sono andate a toccare.
«Eh?»
La mia risposta all'aulica profferta non poteva che essere di cortese maniera poiché il gioco era fin troppo piccolo per prendere per buona quella frase, e come tutti i maschi che sanno riconoscere quando un omaggio è costituito da un 75 per cento di farsesco e forse solo del 20 di verità, retrocessi sorridente accosto al tavolo con l'intento di raggiungere HunterBass da me non visto perché mi stava di spalle ma di cui ero certissimo stesse guardando la ragazza come io stesso facevo avendone occasione.
E devo dire che questa mora non era perfettamente il mio tipo solo perché aveva un risolino sul viso troppo facile, troppo svanito e svampito – ma forse era il vino.
«No ma», lei prese a dire, lei, inebriata per certo mi richiamò presso di sé e si voltò di profilo scostandosi i capelli per mostrare un orecchino che era un tondo forse di qualche sottile metallo leggero, grande quanto una moneta da due Euro.
Porto gli occhiali e sono un paio d'anni che ho iniziato a vederci un po' male da vicino; mentirei se scrivessi che si leggeva. Mi lesse lei a memoria quello che in piccolo, in nero su campo oro-zinco si leggeva:

“ma io sono fiero del mio sognare, di questo mio eterno incespicare”

E sull'altro orecchio? Volse la testa in un attimo e il tondo orecchino gemello riportava:

“e rido in faccia a quello che cerchi e mai avrai!”

Assolutamente e decisamente, era davvero troppo il mio tipo.
Di donne io ne ho viste parecchie ormai e credo che un po' tutti voi vi siate abituati alle ragazze che per andare oltre ai cuori e alle farfalle, o ai delfini, o ai cavallucci marini, arrivano a farsi tatuare sulla pelle frasi di poeti, di filosofi. Poi chiaramente c'è sempre chi degrada verso roba come un passaggio della canzone che ha fatto da colonna sonora del film “Into the wild”, ma vabbe'! Perché doversi sempre arrogare il diritto d'avere la statura morale del censore? Che poi il censore è una figura storicamente archiviata come rompicoglioni.
Vi posso dar per certo che questa mora sarà sicuramente una grandissima scopata per quelli che si ritroveranno le sue cosce intorno, tanti piccoli dettagli sparsi come stelle tra loro distanti nella volta cosmica a unirsi per formare una figura dotata di una mistica conosciuta solo da me che andava molto oltre a quel: «Tu sei l'uomo della mia vita!» e a miei borbottii di risposta a tale frase reiterata. Forse nessuno poteva davvero capire la vibrazione che era scesa intorno a me, e sarà stato visto superficialmente il mio definitivo «e allora portava via da me!» rivolto a quell'uomo sulla piccola scena @osteriolapreferita sempre stato presente ma solo ora con acquisito spessore e consistenza.
La ragazza non era certamente una Ruby-Bunga-Bunga, però era una di quelle che se entra @osteriolapreferita non lo fa tra un gruppetto di amiche, men che mai in solitaria! Ci mancherebbe! Era quel genere di bella figa di livello che con le amiche ci fa shopping, ci prende i tè o ci va in palestra, o a far le lampade; @osteriolapreferita ci viene invece invitata dal ganzo. Ganzo che in uno scorcio di questo siparietto venne rassicurato con un tenero bacio in pubblico dotato di passionale trazione di lei contro il suo stesso corpo per mezzo delle mani sui fianchi di lui, condito da un sorriso lussurioso atto a chiarire come erano tutte cazzate e che sarebbe stato caso impellente uscirsene d'@osteriolapreferita così che lui avrebbe potuto avere ancora, di più e meglio la bocca di lei che ormai doveva essere più che mai eccitata e scaldata da tutta la roba intercorsa prima e nel mentre della mia comparsa in compagnia di HunterBass.
Voi/noi uomini vi fareste ripetere tale tanto esplicito invito? Per mia somma fortuna il ganzo si portò via questa creatura, me la tolse di fronte agli occhi, come io stesso avevo ripetuto: «allora portamela via, se io sono l'uomo della sua vita».
Sparirono adunque dalla mia e nostra vista, finalmente ci ritrovammo @osteriolapreferita in una situazione come casalinga: HunterBass, io al tavolo dove la gestrice si sarebbe aggiunta per qualche bicchiere e due forchettate di pasta mezzanottesca e un altro duo di conoscenti al tavolo affianco con il loro spuntino, la loro bibita ma, ormai quell'incrinatura che avevo dentro di continuo portata in giro, invece di arrendersi alla tecnica e alla pressione fisica per rimodellarsi e rinsaldarsi, era nuovamente scivolata nei crepacci, come il pack ghiacciato che si era pericolosamente rotto e poteva causare guai.
Anche se nessun altri dei presenti @osteriolapreferita si era accorto, il marasma di marea si era placato, ma durò quanto? Il tempo di stappare una bottiglia insieme a qualche penna ben condita? Eravamo rimasti in cinque: quattro uomini e una donna e io non avevo alcuna intenzione di tornare a ribattere sugli interessantissimi ma sgraditissimi temi di Guccini e degli Afterhours. Gli altri probabilmente li ritenevano argomenti troppo complessi e poetici per la loro risma e quindi, dato che siamo in un paese in perenne campagna elettorale, cademmo nel vortice della politica – con l'autoesclusione dell'unica ragazza, purtroppo, che tuttavia fece buon viso al cattivo gioco degli ultimi clienti arrivanti a fine serata, capaci però di arrotondare l'incasso.
E, chiaramente, le conversazioni vertenti sulla politica hanno la specialissima caratteristica di ripartire sempre da dove ci si era fermati, come serial a puntate, perché la gente ha la pretesa di voler dare il proprio ordine alla realtà influenzata dalla politica. E' come un gioco, e quello che si iniziava a fare vedeva quattro uomini più “l'esclusa” che appunto lasceremo in disparte nel mentre che i quattro si prendevano rispettivamente posto in base alle reciproche e più affezionate fazioni politiche presenti in Italia.
Fortunatamente eravamo troppo pochi e anche troppo mediamente intelligenti per spartirci speculari e astrattamente estremi da assumere le cariche degli schieramenti di destra e di sinistra, che poi, ad avere da una parte uno del PD e dall'altra quello del PDL, non puoi far torto al Terzo Polo, all'Unione di Centro e a tutto il pulviscolo a sinistra del PD.  E lo zoccolo duro dell'Italia dei Valori? Ma, in fin dei conti, ammettetelo almeno voi ora, dacché in quello “iersera” i miei commensali stentavano a capirlo e a imprimersi in mente che tutti questi schieramenti sono decisamente fasulli e fallaci nelle loro divisioni – tra l'altro ho tralasciato la Lega Nord per la sua scarsa influenza sul mio territorio di residenza e per mancanza di aggettivi retorici – poiché la maggioranza È al governo sostenendolo e tutti i restanti insieme ai primi sono intrappolati in un unico sistema. La vera novità, il vero segno di contrappunto attuale (e Dio mio, non ho voluto usare il termine “alternativa” di proposito, perché ormai termine stanco di abusi e implorante pietà) sono le Cinque Stelle, indiscutibilmente.
Di questa nuova fazione in campo se ne poteva anche parlare in astratto, o parlare di essa in sua assenza; e sarebbe potuta essere anche una bella scena: “quattro amici al bar” @osteriolapreferita, perplessi e spaventati da una nuova minaccia squassante i confini del loro mondo, quattro vetustà rigide e impolverate che blaterano sugli echi di una guerra giunti alle loro orecchie, per i quali non hanno che cartine e mappe approssimative e tutte immaginate sulle quali sprologare di battaglioni in movimento. Ma HunterBass da sempre di sé dicente essere della nostra micro-macro società il membro più avanzato, la testa di ponte in grado di trainare tutte le altre fazioni verso un mondo di giustizia ed equità, sulla scorta di qualche mia in precedenza formulata obiezione critica, m'aveva già affibbiato il titolo di “grillino” all'interno dell'allegra combriccola i cui palati finalmente si deliziavano d'un poco di vino – tra un altro poco ne sarebbe corso come sangue su un campo di battaglia.
“Gli altri” - ora li inizierò a citare in questo modo, hanno sviluppato un astio automatico nei miei confronti poiché instillati intellettualmente nel vedere la rivolta morale contro la politica (i.e. “l'antipolitica”) come il principio del male assoluto, negazione dei valori della “civiltà occidentale democratica”. A parte che questa è una “rivolta morale” e che c'era un tizio che con la sua di “questione morale” sta in bocca a tanti e troppi, come la mettiamo se si pensa al fatto che l'antipolitica va a incrinare la “loro civiltà democratica occidentale”?
Sono chiaramente esistenti in Italia due elementi che “gli altri” si rifiutano di cogliere. Il primo è che il castismo della politica italiana non è semplicemente rimovibile con azioni giudiziarie mirate, è una faccenda troppo grossa, è una malattia endemica che non si riesce a debellare, un'infezione impossibile da eradicare; non basta prendere uno, due, tre... Quattro o cinque grossi ladroni che peculano, speculano, imbrogliano e tradiscono la fiducia della gente, lo sanno anche i sassi ormai che la corruzione e la perversione della politica italiana sono sistemici – e la ragione principale di questa caratteristica riposa nella debolezza economica dell'Italia, paese incapace di offrire reali prospettive di lavoro, di profitto, di speranze di crescita, condizione che ha comportato come, nell'ultimo ventennio, la porzione di gente che è dedicata a tempo pieno in politica non solo si è forse ingrossata ma sicuramente ha iniziato a vedere la politica come un'attività da cui trarre costantemente profitto e ritorno, senza (questo è il concetto cardine, questo è il perno che si è usurato e poi ha ceduto facendo sgorgare tutta l'infamia che si cercava di tenere a freno) ritegno.
La seconda cosa che “gli altri” non vogliono proprio capire, né hanno alcuna voglia di riconoscere e nemmanco d'abbracciare era la caratteristica imprescindibile dell'antipolitica per dare un vero e proprio principio di diversità a una qualsiasi formazione politica. Caproni, ancora convinti che l'antipolitica sia un disvalore poiché frantuma i confini e le geografie dell'universo dei “valori” (corrotti) che innervano e animano la cricca della politica italiana, perché l'antipolitica più che critica è rigetto, rigurgito e in quanto tale pare tanto disprezzabile. Ma io gli ho chiesto se fosse più disprezzabile sputare acido e benzina sul cumulo di letame che è l'attuale parlamento e poi dargli fuoco, oppure fingersi “nobili”, epigoni di alte tradizioni epiche che in verità sorgono dalla Resistenza e dalla Costituente come le erbacce parassitarie e rampicanti uscite da crepacci di rovine mandate in malora per avidità e incapacità d'avere rispetto e cultura per la cura del passato. Gli ho domandato che cosa mai li attraesse tanto del continuare a camminare con entrambe le scarpe in un solco melmoso e limaccioso, putrido e schifoso, che basta guardarlo da lontano per immaginarsi Gramsci e Berlinguer primi ad accorrere con le torce per far pulizia, perché «non si può mettere ordine in un porcile».
Perché poi “gli altri” e tutti i loro altri sopra di loro non si ripuliscono traendo i piedi fuori da quel lerciume, è cosa semplice e certa, tanto che in quella serata più io lo ricordavo ficcandolo sotto i loro occhi, più loro rimanevano in attonito silenzio: è una questione di soldi, quando fin troppi perché si possa sapere di che cifra si sta più o meno parlando, quando di mera sopravvivenza economica dei singoli. E' un sistema, e i sistemi posseggono degli equilibri organici; perché i sistemi funzionino v'è bisogno di circolarità, le conclusioni devono rispecchiarsi nelle premesse. Così accade, e quando così accade è difficile che un ingranaggio del sistema si sfili da esso senza compromettere l'insieme, perché tutte le parti sono compromesse – se uno degli attuali vecchi partiti politici  si tirasse fuori, nascerebbe un effetto domino che porterebbe tutti alla catastrofe e dell'intera classe politica di oggi e nessuno si salverebbe. Ma non è forse questo ciò di cui abbiamo davvero bisogno?
Stando a sentire “gli altri” di tutto oggi si ha bisogno tranne che di questo, anzi la boria di voler interpretare – reinterpretabile a proprio uso e consumo di loro – la severa e patetica tradizione dell'ingrigito politico burbero e distaccato dal resto della massa cui è caparbiamente lontano in forza della nobile diversità della politica, del suo innalzamento al di sopra delle trite proporzioni del quotidiano, della vita, delle necessità materiali è l'unica strada da seguire per mantenere il “decoro”. Vogliamo crederci? Vogliamo credere al fatto che HunterBass per contrastare la mia tesi sull'obsolescenza degli attuali partiti politici a causa del disconoscimento dell'antipolitica come valore necessario perché fenomeno del reale, mi si mise a parlare del «soggetto della trasformazione», a me... Credetici! Io lo stavo sentendo con le mie orecchie.
HunterBass volava, libero, in un vetero-delirio chiamando in causa la buon'anima di Gramsci , e le classi proletarie; stavo per mettermi a ridere anche se la donna della mia vita - “esci da questo corpo”  - allegria non mi aveva messo per nulla e quindi finii scandalizzato con l'ennesima nuova verità.
«Le classi sociali in Italia non esistono più, ne resta solo una: la classe politica».
Era uno “iersera” convenzionale e a tutt'oggi non l'ho ancora cambiata questa mia tesi, perché questi “altri” giovani-vecchi che s'indorano e s'imporporano di tenere a dritta la barra timoniera della tradizione non hanno mai voluto imparare la vera e necessaria lezione che rende la storia saggezza e la società ricchezza: non sanno elogiare l'eresia. Cioè: fin quando è questione d'amarla sotto forma di poesia, va tutto bene, ma di fronte alla contestazione del dogma, alla genesi di una nuova metafisica per scuotere alle fondamenta un edificio infestato da mostri, si ritirano orripilati tali quali Nosferati su una soglia attraversata da una lama di luce divina. E allora qualunque fuoco sacro s'estingue sotto lo scroscio di una pisciata, ogni fiaccola anarchica è languorosa speranza sciupata di nostalgia e fatuità perdente.
S'avrà ben voglia d'invocare le radicalità giacobine e l'intransigenza di fustagno grigio dei rivoluzionari di professione, se non la senti, se non ce l'hai la visione eretica delle cose, cambia mestiere, o ammettilo di voler stare sul carretto di quest'unica classe sociale d'Italia rimasta che ha tentato di vincere tutto e tutti.
In fondo, come negarlo? Come è possibile non abbracciare l'eresia imbracciandola come un mitragliatore quando si ascoltano determinate bestialità: "un uomo in crisi economia tende al suicidio". (Cit. di un Pubblico Ministero inquirente sul caso della strage di studenti all'Istituto Superiore Giovanni Falcone in Puglia; si riferiva a Vantaggiato), scombussolando migliaia di secoli di storia in un colpo solo perché nella Francia del 1789  ci sono stati suicidi di massa, per non raccontare di quelli di Pietrogrado nel 1917, quando si fecero prestare i fucili dalle truppe zariste, vero? Ma proprio ed esattamente la diffusione di tale mistificazioni disinformanti attesta vieppiù la dominanza resistente dell'unica classe sociale del Paese: è la pervasività in sommo grado, la capacità di diffondere a livello di massa messaggi deprimenti per sconfortare e rendere tutti quanti dei docili muti agnelli in fila per il mattatoio. (Citazione rubatissima al Silenzio degli Innocenti, ma non c'è davvero metafora migliore per oggettivizzare l'operato di distruzione che i politici hanno fatto a danno di tutti in tutti i campi d'azione possibili).È  stato un processo simile a quello del serpente che riesce a chiudersi in un circolo afferrando con la bocca la punta della propria coda e iniziare a rotolare, e rotolare. È circolarità e sistema, il discorso riprende sempre dalle sue premesse ma apporta modifiche e trasformazioni dialettiche ai soggetti: con l'insettorializzazione della politica in qualità di attività “profittevole” piuttosto che “produttiva” tutto si è scombussolato poiché il potere politico ha dalle sue leve e strumenti che ridicolizzano le operazioni di dumping, di aggiotaggio e di spionaggio industriale. Troppo forte e troppo facile trasformare la politica in un'azienda, e questo fa cadere ogni barriera e mescolare ogni attore sociale arrivando al punto che tutti fanno i politici, industriali e mafiosi capeggianti le fila..
Tutto questo, nonostante un misto di flemma e verve retorica da me profusa al meglio delle mie capacità, non valse a nulla per far rendere conto “gli altri” del loro ritardo d'analisi, piuttosto HunterBass iniziò a berciare sdegnato, battendo i pugni sul tavolo, proclamando che allora, stando alle mie affermazioni: «In dittatura! Siamo in dittatura!»
Forse azzeccai una risposta non verbale: avevo appena finito di rollarmi a mano una sigaretta e mi alzai dal tavolo per accostarmi alla porta d'ingresso @osteriolapreferita; accesa la sigaretta, mi sedetti su un panchetto lì vicino. Avrei dovuto spiegargli di quanto la “larg' intesa” a sostegno di Mario Monti assumeva i contorni di un regime mentre si addensava nella sua essenza di “copertura” per questa nebulosa di classe dirigente impegnata solo a mettere al sicuro il proprio futuro a discapito della popolazione del Paese?
«Ma! Il Movimento Cinque Stelle vi ha dato una lezione, ragazzi!» Fumando misi meglio in circolo l'alcol del vino e alzando la mano esordii in tale maniera. Certo che in casi come questi Guccini mi torna nuovamente tra i neuroni (“Infilerò la penna ben dentro il vostro orgoglio, perché con questa spada vi uccido quando voglio”): «Vi ha dimostrato che ad andare da soli si vince!» E infatti, li guardavo con due occhi che dicevano: “negatelo se avete il coraggio, negatelo!” Ovviamente non potevano perché poche sono le cose che nel postmoderno non possono essere oggetto del rimescolamento astratto da rovesciamento del calzino e suo seguente smagliamento per farlo diventare un guanto: l'esito di un consultazione elettorale dove la volontà popolare non è stata né brogliata né imbrogliata è una di queste poche. E questo movimento direbbe anche di più, c'è un concetto che si sente premere per uscire fori sotto la frase incontrovertibile che avevo appena pronunciata: “solo andando da soli si può essere davvero contro il sistema attuale e attuare una trasformazione sociale di una qualche consistenza”. Il problema per “gli altri” era che “andare da soli” li faceva inchiodare bruschi sull'istante come gatti con le unghie ficcate a terra e schiene pelose (e tanto di coda) irte. “Andare da soli” e rinunciare al sistema consociativo-spartitorio, cooperativo, di reciproci sostegni e coperture per i sozzi interessi che le coalizioni offrono? Separarsi per davvero per sempre (a sinistra per esempio) dai compagni/amici/fratelli/cugini/amanti/exDC/exMargherita/exPCI/exPDS/exDS, comunisti, sellini, federati della sinistra europea uniti, trozkisti moderati, ciarpameria sfusa... Essere davvero diversi, fieramente soli, incredibilmente liberi di agire politicamente?
Ma mancano i mezzi!
In primissimo luogo mancano quelli intellettuali a “gli altri” di mezzi, poiché riguardo le proposte e le idee di Beppe Grillo posso trovarmi d'accordo con loro dicendo che molte sono praticamente delle “boiate”, altre robe vecchie e superate; eppure, per quale ragione i suoi argomenti riescono a far tanto dilagante presa tra i cittadi che si potrebbe usare (a questo punto) il termine “tra le masse”? Si tratta della retorica antipolitica? Probabilmente questa ha il suo effetto, non lo si può negare, ma l'enfasi marcata delle Cinque Stelle è supportata dall'avanzamento di una cosa reale: la sostituzione dell'attuale casta politica italiana con altra gente, ricambio generazionale. E quindi i contenuti della proposta politica, specialmente quelli di natura economica e sociale non hanno così importanza nel paragone con i contenuti della proposta etica, per non dire che il movimento di Grilllo ora come ora può portare qualunque idea mai si voglia che subito suonerà grandiosa e validissima alle orecchie di tutti, devastando in un confronto diretto venticinque anni di condotta politica che proprio oggi trova punto di culmine in un regime vessatorio e affamatore sulle schiene di tutti gli italiani.
Se poi “gli altri” @osteriolapreferita volessero imperversare imperterriti con critiche d'immaturità, infantilismo e velleitarità del movimento “Five Stars”, ok, possiamo anche starci; possiamo anche starci e possiamo anche assorbire la spocchia di chi vuole dar consistenza strutturale alla forma “galattica” di un movimento politico “tutto corpo” e articolazione e nasconda un'operazione mediatica ed editoriale del loro “megafono”, va bene pure questo ma con tutta l'oggettività del mondo (che è una quantità non quantificabile poiché serio e asettico metro di misura universale): non è sostenibile la testi che i grillini non siano una radicalità sociale e politica, e non si può sostenere il fatto tangibilissimo che hanno ottenuto un risultato straordinario con mezzi veramente nuovi che non possono essere paragonati alla macchina “trasforma_soldi” (e sputa_profitti) dei vecchi partiti politici.
Se poi, per finirci, questi “altri” presumono davvero d'essere dei lor signori discendenti e difensori di chissà quale alta  cultura, d'inavvicinabile concetto – si diano da fare realmente per essere davvero migliori di questa “nuova” (ma quanto in fin dei conti? Quanto ci vorrà prima che tutto decada e si integrino anche loro affondando nello schifo?) classe politica. Lo dimostrino tirando fuori – piuttosto che gli attributi – dei contenuti reali al governo del Paese. Perché non abbiamo alcun bisogno di muscolarità politica ma di cerebralità; Socialisti della Cattedra, Neonazi da Palcoscenico, Comunisti del Salotto Buono e Cattolici del Chiosco dei Birrini non se ne vogliono più – se c'è un popolo in Italia che chiede qualcosa, questo sta chiedendo da anni delle soluzioni reali a problemi che non possono ottenersi se non con proposte politiche di vera qualità. E per fare delle scelte, prendere delle posizioni coraggiose, tentare dei progetti che possano invertire una rotta fatale intrapresa circa 30  anni fa ormai, serve a qualcosa la politica appariscente e coregrafica? Quella dell'infinita polemica sul nulla, sui terrori delle bombe anarchiche, su esternazioni provocatorie, su...
Ormai, l'adunanza eucaristica, il legame religioso a una cultura politica non serve più in Italia; gli italiani si sono alla fine alfabetizzati e acculturati tanto che l'ignoranza che molti dimostrano è solo un effetto indelebile del cinismo e del disinteresse che la sovracculturazioe produce, perché sul serio oggi basterebbero Twitter e Facebook per far politica, solo che per trovarci dentro qualcosa di edificante bisogna spianare montagne immani di...cazzate!
Siamo quasi alla fine, così come la serata di questo “iersera” stava volgendo al termine; mi accordo d'aver messo ben poco contraddittorio, di non aver scritto molte repliche di HunterBass e “degli altri” ma ve lo giuro e assicuro che nulla di particolare se ne uscì da quelle bocche benché le teste erano tutte sicuramente al pensiero delle prossime elezioni, fissi col pensiero su che formula d'alleanza mai proporre a sinistra per “battere la destra”, porre fine al “berlusconismo”. Sono venti anni che stanno inventando nomi, simboli ed equilibri, ma con quale risultato? A volte hanno vinto,altre hanno perso, ma di tutto quello che da sempre si erano proposti come difensori e realizzatori se ne vede solo un'alta cupola di fallimenti su fallimenti.
Però dopo l'ultima sigaretta e le raccomandazioni di bisbigliare perché in strada era tardi e si stava sotto le finestre di concittadini addormentati, tornando a casa non potei fare a meno di pensare a quanto “gli altri” siano completamente assuefatti al bipolarismo e incapaci di pensare in termini di autonomia politica. È una terribile rigidità mentale e culturale che ha prodotto robe come il sistema politico bloccato tra Dopoguerra e Prima Repubblica, costringendo tanta gente che si proclamava d'essere alla testa di movimenti “di rottura” a prendere posizione su principi che hanno finito per incartarli a lungo andare: la pace, la responsabilità istituzionale, il frontismo per l'esigenza di battere le destre e via dicendo; quando invece proprio sulla porta di casa mi misi a pensare alla Russia del 1917 e al dibattito tra gli autodeterministi nazionali e i pacifisti e dell'irruzione di Lenin con la sua proposta di proseguire la guerra rovesciandola in una guerra del proletariato per la liberazione delle masse. Un'idea da enfant terrible, una concezione eretica, accolta solo da una frangia minori'taria che poi cambiò il mondo. E quanto siamo economicamente e socialmente lontani dal '17?

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