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Ditesti

venerdì 30 marzo 2012

Far bilanci prendendo una mosca al volo con le bacchette cinesi per il riso

Paolo Augusto in fin dei conti non ha molto da lamentarsi della sua vita, è vissuto e poi è morto e qualcuno l'ha fatto risorgere senza neanche l'ansia da profezia «secondo le scritture» che lo avrebbe costretto a star nei tempi altrimenti nessuno gli avrebbe data la legittimità necessaria - ché ogni cosa "necessaria" è coercitiva nonché adesa strettamente al Dominio.
Neppure chi l'ammazza e poi lo fa rialzare con una scarica da 100 TeraWolts catturata con un aquilone può dire di passarsela male. Potrei "parallelare", "analogare" con «Il giocatore» di Fëdor Michajlovič Dostoevskij e farla sottile, sottilissima, sottiletta filante finissima scrivendoTi/Vi che durante la fatica della cattura del senso emozionato correlato al gioco d'azzardo lo scrittore v'inscriveva dentro quella febbricitante alacrità di scrivere per pagarsi i debiti tenendosi sveglio a tè forte e sigarette che gli macchiavano le mani come l'inchiostro mentre violentava il manoscritto.
Però qui si torna sempre alla primigeneità dell'«opera prima», quando volevo spacciare che ogni cosa è un fondo di bottiglia da bersi fino in fondo. Sicuramente, l'epifenomeno dell'ubriacone è ciò che mi si attaglia meglio: godo nello scialacquare il tempo annacquando l'impegno in qualcosa simile all'alcol, delirare d'onnipotenza quando s'ascende a una vetta irraggiata di luce mistica o mi sporco le dita d'essenza toccando il fondo di qualcosa, scavando - all'apice dell'ebbrezza di un'instabilità calcolata, e tutto torna perfettamente a conto, bello tondo e ragionevole, quando il flutto rifluisce torbido come un gorgo di tombino nella depressione e mollezza del post sbornia e tutto il suo intorpidito e dolente male alla testa.
Scaracchiare amarezze sul marciapiede con gli occhi torvi e il mento sul petto, è qualcosa di piacevole, qualcosa che possiamo permetterci io, De Andrè, i «quattro pensionati» della «Città vecchia» di cui cantava, e chi accetta o invita di «farti un giro dentro di me | o questo fuoco si spegnerà da sé»

P.Ag

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